La depressione porta altrove, lontano da situazioni o persone verso le quali non si riesce ad opporre la propria volontà. Allora si va via senza andar via, si lascia la presa, non impiegando alcuna energia da operare per un cambiamento. Spesso ciò richiederebbe l’affermazione della proprio essere, ma per molte ragioni chi si deprime non ci riesce.
Mi viene in mente l’immagine di un fiume in piena che incontra un grande muro di rocce, e che non potendo oltrepassarlo, si rivolge su se stesso, diventando una ferma palude.
Il lavoro terapeutico consiste, il più delle volte, a far contattare quanto è rimasto inespresso dentro, cercando di restituire un senso diritto ad esserci per come si è, richiamando in superficie un movimento vitale al posto della fissità.
Qual’è la vostra esperienza?

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