Chi non ha almeno una fobia nella sua vita?Il termine fobia è entrato a tal punto nel nostro vocabolario, da essere usato quasi da tutti per riconoscere e descrivere una paura che si prova nel quotidiano.
Quando però possiamo parlare di psicopatologia?

E’ una questione di ENTITA’ della paura e degli effetti che produce: se è limitante la propria autonomia, ed invalidante a tal punto da non poter vivere liberamente, allora possiamo pensare ad un disagio psicologico.
La psicoanalisi descrive la fobia come il risultato di meccanismi di difesa da vissuti interni ritenuti pericolosi per l’Io.Poniamo l’esempio della fobia sociale, ossia la paura degli altri e del loro giudizio. Cerchiamo di fare un viaggio a ritroso, dall’esterno all’interno della persona che vive una fobia sociale.
L’Altro è vissuto come potenzialmente pericoloso da questa persona, tanto da evitare situazioni in cui si possa incontrare.Ma in che modo l’Altro ha assunto queste caratteristiche?
Chi vive una fobia sociale, spesso ha vissuto esperienze passate di umiliazioni, ridicolarizzazioni e giudizi negativi.Tali esperienze hanno lasciato una traccia dentro, degli introietti, che continuano a minacciare l’integrità della persona e a farla sentire un possibile bersaglio di critiche. Per esempio, la fobia di parlare in pubblico o di trovarsi al centro dell’attenzione quando si è in un gruppo, possono essere un derivato di tale atmosfera psichica.
Per affrontare l’ansia interna derivante da tali vissuti, la persona sembra usare  tre meccanismi di difesa: lo SPOSTAMENTO, la PROIEZIONE e l’EVITAMENTO.
 Con lo SPOSTAMENTO, si  sposta su un oggetto, delle persone, delle situazioni caratteristiche, animali ecc, ciò di cui si  ha paura internamente. Se si teme di essere umiliati ancora una volta, tutto ciò che può “richiamare” o far “risuonare” questa esperienza, verrà “scelto” come elemento adatto di cui aver paura.
Successivamente, gli introietti ed i  contenuti angoscianti verranno  PROIETTATI fuori da sè, tanto che il fuori diventa pericoloso, liberando dalla sensazione che lo sia il proprio mondo interno.
Una volta messi in atto tali difese, l’EVITAMENTO può venir utilizzato per non scontrarsi con ciò che si teme.
Chi vive una fobia  fugge.Per affrontare questo tipo di  paura è necessario riconoscere che in realtà si  fugge da sè e da ciò che si conserva dentro.Il setting analitico della psicoterapia che è  privo di giudizio, può essere molto utile per iniziare a comprendere cosa è reale e cosa lo è secondo la propria percezione; per sperimentare che una relazione può essere anche nutriente,  in cui non necessariamente ci si deve nascondere o allontanare, ma dove ci si può esprimere liberamente senza che questo comporti una minaccia o una punizione.
Rimettere al proprio posto i tasselli che sono stati sparsi fuori, ricostruendo un quadro di senso dentro,  è la strada verso un vivere sereno privo di paura.

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